Nel cuore della Germania, al centro dell’Europa, Francoforte sul Meno rappresenta un capitolo fondamentale che oscilla tra il quartiere delle banche, con lo skyline dei suoi grattacieli tra i più alti d’Europa (Mainhattan), e la riva dei musei (Museumsufer), che rievoca l’isola berlinese. E la visita al Museo delle Arti Applicate della città può essere un’occasione da non perdere per riflettere sull’identità del nostro vecchio mondo vista dall’osservatorio privilegiato degli oggetti: i quali oggetti, esposti e selezionati tra tanti, realizzati nei secoli da migliaia di artigiani dalle mani sapienti e esperte, ci supplicano l’adagio tutto tedesco: less but better, dopo averci insegnato che less is more: facciamo meno ma meglio; affrontiamo il problema a monte e non a valle; alleggeriamo le discariche e salviamo l’uomo e la sua umanità… (Dove non indicato, le foto sono di Carlo Bimbi)
Il fiume Meno a Francoforte
Il Meno è occasione di riposo e di svago, bilanciando la frenesia della città degli affari
Sul ponte di ferro una iscrizione in greco antico rende omaggio alle radici mediterranee d’Europa, che da qui appaiono tanto lontane: “Navigando sul mare color vino verso uomini di altre lingue”, dall’Odissea. Francoforte è una delle città più cosmopolite del mondo: quasi il 50% della sua popolazione o è straniera o è figlia di stranieri e vanta 180 etnie diverse tra i suoi abitanti…
Antiche e moderne guglie, tanto vive nell’immagine e nella storia della Germania…
Il centro di Francoforte dopo i bombardamenti del 1944: il 70% della città fu distrutto ( Da Wikipedia, autore sconosciuto)
Omaggio all’euro, nella città sede della Banca Centrale Europea
Gru e verde nel cuore della città: quanto è distante l’Italia…
Francoforte a naso in su
Una città rinata lungo la riva del Meno in nome della cultura e dell’arte: la Riva dei Musei
Il Museo delle Arti Decorative. La sede storica, risalente al 1804, fu costruita come residenza estiva alla periferia della città e acquistata appena pochi anni dopo dal banchiere Georg Metzler. Nel 1960 passò alla città di Francoforte, che la destinò dal 1967 a Museo di Arti Decorative, istituzione attiva non solo come sede di eventi culturali ma anche come testimonianza di un generous sense of civic pride, come si legge nel sito ufficiale.
Tra il 1979 e il 1985 l’architetto statunitense Richard Meier curò l’ampliamento del complesso. L’intervento moderno si collega alla palazzina neoclassica solo attraverso uno stretto ponte chiuso in una parete di vetro, al primo piano.
La costruzione all’esterno si presenta mossa da una serie di corpi in cui ritorna insistentemente il modulo del cubo, pieno o vuoto come è nel tipico stile di Meier. Ampie finestre interrompono la scansione delle superfici piane, ripetendo nella forma il modulo del quadrato. Il gioco ritmico e razionale di pieni e vuoti, il bianco candido delle pareti e la grande estensione delle finestre conferiscono al complesso una straordinaria leggerezza.
Entriamo e siamo accolti da una mostra che racconta il design coreano: è il 2013 e già sembra tutto scritto…
E poi trovi un’esposizione di antichi dipinti giapponesi…
Mi piace tradurlo: Fallo facile ma fallo… E mi piace pensare che sia un invito rivolto al nostro Belpaese che ha voltato le spalle al “saper fare” in nome del primato del “saper dire”… E poi tanto Bauhaus…
Una mostra sul design di Francoforte tra il 1925 e il 1985, con l’avvertenza di Dieter Rams LESS BUT BETTER: in tempi di sovrabbondanza di tutto, con le discariche del mondo gioia degli scarabei stercorari ma letali per l’uomo e la sua umanità, bisognerebbe ripartire da qui: fare meno ma meglio… (https://www.domusweb.it/it/speciali/domusfordesign/2020/il-design-della-semplicit.html)
Il bianco dell’architettura ci accompagna lungo tutto il cammino; gli spazi sono configurati come l’interno di un transatlantico
Il tema del trasporto urbano, immaginato all’interno di utilitarie agili e a misura d’uomo
Le immancabili porcellane bianche e blu. Che delizia il gruppo zoomorfo!
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